Alice Milani con i figli

Lettera di don Lorenzo Milani
Barbiana 9.09.55

 

Cara Mamma, ho avuto il pacco, cioè l’avviso ma non son ancora potuto andare a Vicchio a ritirarlo. Ci andrò lunedì. Sto facendo quanto posso per avere l’acquedotto. Fino a ier sera le cose andavano a gonfie vele. Ier sera invece all’ingegnere non andava più bene nulla. Mi aveva promesso una fonte e ier sera voleva darmene un’altra (insufficiente). Ora tenterò di prenderlo un po’ colle buone, poi vedrò se c’è verso di farla espropriare (1) Alla peggio andremo a prendere un’altra fonte molto più ricca e molto lontana. Ci sono andato in esplorazione coi ragazzi. Da anni nessuno più compra fascine e i boschi sono talmente inselvatichiti che ci siamo dovuti aprir la strada col pennato.

Un ragazzo a turno faceva la strada. Si e fatto un chilometro in tre ore. Se invece avremo questa dell’ingegnere la spesa sarà di circa 40.000 lire per casa. Daremo l’acqua a 8 famiglie e la luce a 10. La spesa per la luce ancora non la so. Ho iniziato intanto le pratiche per vendere la terra che c’è a Dicomano. E ho scritro a Castellini per sapere se può farci avere il contributo.

Ho scritto a don Bensi perché mi facesse dispensare dagli esercizi. Mi ha risposto molto gentilmente che ci pensa lui e che se dalla Curia mi cercassero ancora che mandi la lettera a lui.

Quando vieni a vedere la casa e i suoi servizi?

Ho sempre ospiti. E due giorni c’è stata anche Elena che mi ha fatto molto piacere.

Io non credo affatto di esser io a tener vivo il contrasto a S. Donato. Non scrivo altro che a chi mi scrive e fino alla gita non ci ho mai messo piede. Se ce l’ho messo, di passaggio come ero, e semplicemente perché non ho nessun motivo di vergognarmi a passare dal Donnini (2) Non ne son venuto via né per ladro né per finocchio e quindi non c’è motivo che io allunghi la strada e passi da Firenze quando mi comoda passar da Calenzano. Se poi il popolo smentisce così inequivocabilmente le bassezze di cui i preti si valgono per tentare di cancellare anche il ricordo di 7 anni di lavoro mi pare semplicemente giustizia.

La differenza fra il mio apostolato e il loro non era che io fossi eretico e loro ortodossi oppure io immorale e loro morali. Non vedo nessun motivo per permettere che loro abbassino la questione a questo livello.

Colla vastità e durata della polemica i poveri fanno capire che avevano colto a volo e apprezzata un’altra differenza molto più interessante e con ciò non dirò che risolvono i problemi dell’apostolato a mio favore, ma rimettono la discussione (che resterà aperta ancora per molti anni cioè fino alla riprova) a un alto e onorato livello. Spero di rivederti quassù perché non ho nessuna voglia di venire a Firenze per un bel pezzo.

Un abbraccio affettuoso tuo

Lorenzo



1. La vicenda è ben espressa nella “Lettera dalla Montagna” pubblicata nel dicembre '55 sul quotidiano cattolico di Firenze, “Il Giornale del Mattino”.

2. Il centro di Calenzano.

 

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